Su L’Indro l’articolo di Marcello Lazzerini dedicato ai 150 anni dell’Istituto Geografico Militare, celebrazioni che hanno visto la Compagnia delle Seggiole tra i protagonisti.
Mostra storica, convegno scientifico e “viaggio teatrale” per conoscere la vita e l’attività dell’Istituto Geografico Militare, che vanta il primato nella produzione cartografica scientifica e delle reti geodetiche. Un prezioso patrimonio che comprende la Seicentesca Biblioteca con 150 mila opere e atlanti geografici di tutto il mondo. Di Marcello Lazzerini da L’Indro
A Firenze e in Italia sono iniziate le celebrazioni dei 150 anni di vita di uno dei gioielli tecnologici e scientifici del nostro paese: l’Istituto geografico Militare, organo cartografico dello Stato, cioè la struttura che produce e aggiorna la cartografia ufficiale del territorio nazionale, i dati geografici, l’aggiornamento e la manutenzione delle reti geodetiche, la copertura aerofotogrammetrica periodica del territorio nazionale e tante altre funzioni di pubblica utilità, civile e militare. Perché Firenze? Perché qui si trova dal 1865, nell’antico palazzo della Sapienza, quando la città fu nominata Capitale d’Italia. E da allora, vi è rimasto difeso con i denti dai tentativi di trasferimento a Roma, tutti falliti.
Della sua storia, delle sue conquiste tecnologiche, delle personalità che lo hanno fatto crescere ed affermarsi nel mondo, se ne parla in questi giorni di fine ottobre, attraverso varie manifestazioni che coinvolgono il grande pubblico, a cominciare dalle visite nella sede di via Cesare Battisti, in pieno centro, passando attraverso l’inaugurazione della mostra cartografica presso la “Galleria delle Carrozze, “ di Palazzo Medici-Riccardi (via Cavour), già visitata (gratuitamente) da moltissime persone, aperta dalle 10 alle 17, per concludersi con il convegno scientifico (26,27,28 ottobre) sul tema: “IGM alla scoperta di un’istituzione antica volta al futuro”. Ma, in breve, qual è la sua storia? E’ parallela e conseguente alla nascita del Regno d’Italia ( 1861) quando fu dato vita all’Ufficio tecnico del Corpo di Stato Maggiore del Regio Esercito che assorbì esperienze e funzioni dell’Ufficio topografico del regno Sardo, e di quelli operanti nel napoletano e in Toscana. Nel 1865, avvenne il trasferimento a Firenze, nel 1872 si trasformò in Istituto topografico militare e, infine, nel 1882 assunse l’attuale denominazione di Istituto Geografico Militare.
Nel presentare il programma delle celebrazioni, il Generale di Divisione Pietro Tornabene, Comandante dell’IGM, ha ricordato come nel corso della sua storia l’Istituto abbia seguito con grande attenzione l’evoluzione tecnologica del settore geotopocartografico, proponendosi spesso come iniziatore di nuovi processi e realizzando con i propri tecnici ed i propri mezzi strumentazioni d’avanguardiae come nei mesi scorsi sia iniziato con le varie conferenze presso prestigiose università italiane, sedi di sodalizi geografici ed enti dell’Esercito, un percorso informativo di particolare importanza. Visitando la sede dell’Istituto in via Cesare Battisti, il pubblico osserva meravigliato due aspetti sorprendenti che si integrano e sovrappongono: la storia del palazzo con l’affascinante seicentesca Biblioteca e il Museo degli strumenti comprendente la ricca collezione di oltre 400 strumenti di geodesia, astronomia, topografia e fisica.
Si deve sapere che l’Istituto è ospitato nei locali della Sapienza, edificati grazie ad un lascito di Nicolò da Uzzano, nobile fiorentino ( morto nel 1431) che voleva fosse innalzata in Firenze una “ fabbrica a guisa di Collegio,” capace di contenere 50 alunni, metà fiorentini, metà forestieri, attigua al l convento di S.Marco . Aveva la vista lunga Nicolò, che sognava una Università libera e aperta, corta invece quella di Cosimo il Vecchio, il quale non gradendo una Università fuori dal controllo mediceo, destinò i fondi appena costruiti ai frati di San Marco, che li impiegarono per riadattare i locali ricevuti in modo da ospitare i tanti novizi che arrivavano al convento attratti dalle prediche dei Savonarola. In quei locali , gestiti dall’Ordine dei Servi di Maria ( fondato nel ‘200) fu conservato il patrimonio artistico e librario della SS.Annunziata. Dopo varie e tormentate vicende la biblioteca ( realizzata nel 1694), conserva 150 mila opere librarie a carattere scientifico, una collezione di atlanti geografici di tutto il mondo (700), e molto altro ancora. Due lunette raffigurano altrettanti momenti importanti della vita dell’Ordine: la rinunzia al pontificato di S. Filippo Benizzi, un servita, e i frati che incontrano Gengis Khan, l’imperatore dei Tartari. Di particolare interesse la famosa Tabula Peutingeriana, o meglio una copia della grande carta geografica romana con le strade dell’impero e le città. Quella esposta risale al Medioevo e, nel ‘500 arrivò a Konrad Peutinger. L’originale è a Vienna. Da questa storia antica si passa a quella tecnologica del primo ‘900, tra i cui strumenti possiamo ammirare la prima macchina aerofotogrammetrica che reca la firma dell’ing. Santoni. Inoltre, l’Istituto archivia e gestisce i dati geodetici storici del territorio nazionale ed extra ( ex colonie dell’Africa Orientale, Albania, Malta, ecc.) e immagini su lastra di vetro della fine dell’Ottocento, nonché le aerofotografie prodotte dal 1928 in poi e successivi aggiornamenti a cadenza quinquennale.
Fra i tanti compiti che attualmente l’Istituto svolge vanno ricordati i lavori topografici e di manutenzione dei confini di Stato, la formazione e specializzazione del personale che opera nei molteplici campi di specifico interesse, nonché attività di studio sperimentazione e ricerca in collaborazione con le Università, svolge consulenze tecnico scientifiche con Stato Regioni ed enti di ricerca, svolgendo un ruolo di interesse pubblico di particolare rilevanza scientifica. Di strada ne ha fatta tanta l’Istituto da quando fu trasferito da Torino a Firenze, prese il nome attuale, fu difeso strenuamente da un possibile trasferimento dalle autorità cittadine, in particolare dall’onorevole Ubaldino Peruzzi, già ministro nei governi di Cavour, Ricasoli Rattazzi, e sotto la direzione del professor Mori, uomo di scienza e di spiccato spirito ironico, come i fiorentini, portò a termine con dieci anni d’anticipo sui tempi previsti, la Gran Carta d’Italia. Oggi, osservava qualcuno, i 10 anni sono i “normali” tempi di ritardo di un’opera pubblica. Una bella e grande storia, questa dell’IGM, che rivive nel “viaggio teatrale” della Compagnia delle Seggiole di Fabio Baronti, condotto all’interno dell’Istituto, dal titolo Le carte che hanno fatto la storia. In quel viaggio, apprezzatissimo dal pubblico, il visitatore incontra personaggi che ne hanno segnato la storia e immaginari come Amerigo Vespucci. Tra quelli che realmente ne hanno fatto parte, il pubblico viene a scoprire che anche l’allora 19 enne Marcello Mastroianni, l’attore di maggior spicco del nostro cinema, ne ha fatto parte a partire dal 1943, quando appena diplomato perito edile, fu assunto per concorso come disegnatore e nel ruolo di civile militare . Lo stesso personaggio racconta come “vivessimo alla giornata, non sapendo cosa sarebbe accaduto il giorno dopo, sperando in cuor nostro che la Liberazione avvenisse il più presto possibile.” L’Italia era in guerra, l’Istituto fu spostato in Val Pusteria, vicino Innsbruck, l’inverno era duro e la neve alta, ma soprattutto c’erano i bombardamenti americani. Fu così’ che il giovane Mastroianni in ansia per il padre malato e la propria vita, creò due permessi falsi con la firma falsa del maggiore tedesco Fuhler, per consentire a lui stesso ed al compagno di fuga Remo Brindisi, di ottenere un periodo di licenza, lasciare Dobbiaco e con mezzi di fortuna raggiungere Venezia e, successivamente, Roma e la Libertà. L’IGM per lui è comunque rimasto un bel ricordo, in particolare i tre compagni di camera, tra cui il collega e amico con cui aveva condiviso l’ufficio, Franco Calamai, divenuto noto giornalista sportivo. E’ questa una storia nascosta portata alla luce da questo viaggio teatrale, che ci aiuta a ripercorrere la storia dell’Istituto è tanta parte della realtà, scientifica e produttiva di Firenze e del territorio Nazionale.
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